giovedì 21 marzo 2013

Cogeneratori a grasso animale, la parola ai produttori

Ci aspetta un cielo grigio come Milano?”

Al Consorzio del Prosciutto di Parma
Alla Unione Industriali di Parma
La mia famiglia produce prosciutto da 50 anni e mio nonno costruì il primo stabilimento, parecchi anni prima che esistesse il Consorzio del prosciutto di Parma.
Ho trovato fino ad ora subdolo il silenzio che il Consorzio del Prosciutto di Parma ha tenuto con riferimento alla vicenda del Cogeneratore ad olio animale di Citterio al Poggio; ma appare ancora più vergognosa la risposta data ufficialmente dalla direzione/presidenza del suddetto Consorzio al comitato degli abitanti del Poggio.



La cogenerazione e il bruciare ossa niente ha a che fare con la “responsabilità sociale per la gestione dei rifiuti”: è solo un business speculativo di fronte ad incentivi, e poi vendere l'energia prodotta e riacquistarla a meno. L'ambiente si riempirà di polveri sottili inquinanti e se la combustione non avviene ad alte temperature data la presenza di materiale salato possono potenzialmente contenere anche diossina (e date le correnti scenderanno su Felino e quindi anche sulla mia testa) e tutto sarà ammorbato dal puzzo delle ossa bruciate.
Sapete cosa succede quando accendono il motore? Si alza una colonna di fumo scuro molto alta e compatta che poi inizia ad aprirsi e a diffondersi col vento.
Decine sono le famiglie che abitano accanto e che dovranno subire - non per loro scelta - una qualità di vita più bassa, un rischio per la salute e la perdita di valore delle loro abitazioni. E questo è il “particolarismo” che deve essere superato dalla “responsabilità sociale”?
Quei “particolari” che devono essere per voi sacrificati sono persone e non cose o oggetti sacrificabili sull'altare di una presunta “responsabilità sociale” che in questi casi, guarda caso, non è esente dal guadagno ma non della comunità solo per qualcuno, quello che si è costruito il motore.
Chiamate Food Valley la nostra vallata e la vostra ultima pubblicità faceva vedere verdi colline bucoliche e prosciutti che diventavano buoni perché respiravano il “marino”.
E ora i prosciutti di Citterio o del prossimo stabilimento che si costruisce il cogeneratore a fianco cosa respirano? Il puzzo di fritto del grasso e delle ossa?
Il prosciutto di Parma compie quest'anno 50 anni e fra altri 50 anni cosa vedremo?
Una vallata con un cielo grigio e un'aria intrisa di inquinamento così come è oggi il cielo di Milano oscurato dalle polveri sottili, con le persone e i bambini che soffrono di allergie e malattie respiratorie croniche, come vi può confermare qualunque medico di Milano.
E cosa è rimasto dello spirito originale del prodotto madre della nostra vallata , quello che da centinaia di anni i nostri contadini hanno prodotto? Niente.
La vostra risposta testimonia dell'inaridimento di tutti gli ideali che aveva la fondazione del Consorzio l'amore per il prodotto per la lavorazione artigianale per la produzione reale; la vostra risposta testimonia il vostro chinare capo e schiena di fronte agli interessi economici non del comparto ma di pochi potenti industriali della nostra filiera, spesso neanche originari della nostra terra parmense.
Potevate rispondere in modo generico, potevate dire che il consorzio si occupa solo del prosciutto e non delle scelte delle aziende in quanto imprese di capitale, potevate anche fare la figura dello struzzo che nasconde la testa sotto la sabbia dicendo che non conoscete il problema e che va approfondito, comunque potevate esprimere una parola di vicinanza alle famiglie coinvolte e che protestano con grande compostezza e dignità e cercano il sostegno e il supporto al loro dramma, e senza “ideologie” preconcette se non la difesa delle loro case e delle loro famiglie.
E invece avete risposto come una casta che difende fortemente e con decisione i suoi diritti - presunti diritti -, mascherati da “responsabilità sociale”, una casta anche un po' arrabbiata perché una amministrazione ascoltando il fermento della cittadinanza ha sospeso un nuovo progetto nella zona di Langhirano.
La vostra è una risposta di cui mi vergogno e che io come produttore e cittadino della vallata e come essere umano (perché oltre a fare i produttori di prosciutti bisogna anche ricordarsi di essere degli esseri umani) non condivido minimamente.
Era meglio il rimanere in silenzio.
E poi il rifiutare l'invito alla riunione del comitato, neanche fare finta di ascoltare: un altro segno di disprezzo per quel “particolarismo” che è da superare, che è trascurabile.
Ma chi credete di essere?
In fin dei conti mettiamo un po' di sale su una coscia di porco e dopo un po' la vendiamo, non siamo soggetti particolarmente superiori o che si debbano ritenere tanto depositari di virtù da calpestare, se pur legalmente, gli altri come trascurabili per il nostro personale ed esclusivo benessere economico.
Era davvero meglio il rimanere in silenzio.
Spero abbiate il buon senso di non rendere pubblico questa vostra visione della situazione perché vi attirereste il biasimo e le critiche della opinione pubblica, di quei “particolari” che possono essere sacrificati alla alta “responsabilità sociale” del bruciare le ossa per puro guadagno di pochi, di quegli “emotivi” che a centinaia hanno firmato (me compresa) per il comitato del Poggio e sono andati alle riunioni e restano informati nella rete di facebook ed infine, cosa non trascurabile, sono gli acquirenti del nostro prosciutto di Parma.
E' anche piuttosto disdicevole che il consorzio del prosciutto di Parma non pensi minimamente alla tutela della integrità della sua preziosa food valley - al contrario di quello che ha fatto il Consorzio del Parmigiano Reggiano -, valle in cui peraltro ci sono tanti altri prodotti agroalimentari a cui non gioverebbe una pubblicità così negativa: avere una vallata piena di grossi pentoloni puzzolenti che bollono e sciolgono ossa per poi bruciare l'olio in un motore grande come quello di una nave non sarebbe un bel vedere.
Per cui chiedo anche che l'Unione Parmense delle Industrie, che fino ad ora ha tenuto un atteggiamento opportunamente prudente ma attento sull'argomento, ponga un freno al Consorzio del Prosciutto di Parma nell'esprimere così cinicamente e freddamente le sue opinioni su un tema tanto delicato , anche dal punto di vista umano, che tocca il nostro territorio parmense, e affinché lo stesso consorzio si limiti ad attenersi a quello che riguarda la produzione del prosciutto di Parma e a non prendere posizione così sfacciatamente di parte su decisioni private di singole aziende non legate direttamente alla produzione ma a scelte finanziarie, in modi tali da arrecare pregiudizio di immagine a quegli industriali del parmense che ancora hanno sani valori legati alla produzione reale del territorio.

Greci e Folzani Spa
(dr. Folzani Maria Margherita)

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Il Consorzio del Prosciutto sui cogeneratori


Il Consorzio del Prosciutto sui cogeneratori
Niente allarmismi

Con riferimento alla Vostra comunicazione di pari oggetto, ringraziamo per il cortese invito all’evento del prossimo 22 marzo.
Ovviamente, anche per il nostro Consorzio la tutela della salute umana e dell’ambiente rappresentano una priorità a cui da sempre dedichiamo una particolare attenzione. Con riferimento specifico agli impianti di cogenerazione, considerato la recente evoluzione delle soluzioni tecniche in questione, riteniamo opportuno che il lavoro di studio e approfondimento e il relativo dibattito vengano svolti a livello di comunità scientifica rispettando la razionalità e il metodo che un argomento vitale come quello della salute pubblica richiede sempre e necessariamente.



Ogni altra modalità di discussione o di denuncia, infatti, rischia di far prevalere l’emotività e le ideologie, favorendo più la contrapposizione che il dialogo e non offrendo così un autentico servizio pubblico.
È per questo motivo che preferiamo non aderire all’invito proposto.
Lo stato attuale della questione ci impone comunque di rilevare alcuni dati obiettivi. In particolare, non si può sottacere che la normativa comunitaria e nazionale considerano l’utilizzo di tale tecnologia, a determinate condizioni, come una prassi legittima e proficua dal punto di vista ambientale; la legislazione, anche di natura tecnica, prevede procedure di autorizzazione, verifiche e controlli e, nei casi già avviati nel nostro e in altri territori, le autorità pubbliche preposte alla tutela ambientale e alla salute pubblica non hanno mai espresso, a quanto ci risulta, perplessità di rilievo. In tutti i modi, pienamente fiduciosi della correttezza delle valutazioni espresse dalle autorità coinvolte negli iter decisionali, continueremo a prestare particolare attenzione a tutte le informazioni che la comunità scientifica e le stesse autorità diffonderanno sulla questione.
Prima di concludere, vorremmo evidenziare che casi specifici come quello della cogenerazione non possono prescindere dal contesto, e quindi da un’analisi più ampia e generale. Migliorare la gestione delle risorse energetiche e dei rifiuti è infatti una necessità globale, un interesse comune che coinvolge tutti.
A tal proposito, come Consorzio e come comparto produttivo, stiamo sviluppando una nuova politica di sostenibilità improntata su principi di base che mirano a: ridurre la produzione di rifiuti; favorire un sempre maggiore riutilizzo, recupero e riciclo dei rifiuti; diminuire la movimentazione di rifiuti/scarti di lavorazione; ridurre l’utilizzo di fonti di energia non rinnovabile anche sostituendole con fonti alternative; ridurre i consumi di acqua nei cicli produttivi; razionalizzare i sistemi di smaltimento e trattamento dei rifiuti sulla base del principio di “responsabilità
sociale”.
Quest’ultimo aspetto, in particolare, assume una certa rilevanza anche per la questione della cogenerazione. Se il concetto di “sostenibilità” è indissolubilmente legato a quello di “responsabilità sociale”, come fermamente crediamo, allora in questo senso, l’ambiente e la salute
umana sono temi che devono necessariamente essere affrontati con un senso di responsabilità ampio che non si limiti a considerare le esigenze particolari. Riteniamo che solo una visione globale e solidale in grado di superare i particolarismi e di guardare al più ampio bene comune, ci possa condurre a individuare soluzioni realmente “sostenibili” in grado di salvaguardare la salute pubblica e tutelare non solo il nostro territorio ma l’intero Paese.

Cordiali saluti
Paolo Tanara
Il Presidente

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

mercoledì 20 marzo 2013

Inceneritore Cosmari, al via indagine su tumori e malformazioni



Al via la valutazione epidemiologica sui residenti nelle aree circostanti all'inceneritore del Cosmari.
L'incarico ad Arpam e Asur è stato assegnato formalmente oggi, presenti il presidente della Provincia di Macerata Antonio Pettinari, i Comuni di Macerata, Corridonia, Pollenza, Tolentino e Urbisaglia, il presidente del Cosmari Daniele Sparvoli, il direttore dell'Arpam Gianni Corvatta, il direttore del Servizio igiene e sanità dell'Asur 3 e il direttore dell'Osservatorio epidemiologico ambientale Mauro Mariottini.



L'indagine riguarderà i Comuni che si trovano a ridosso dell'area interessata dai fumi del Cosmari. Il progetto, del costo di 50.000 euro, finanziato dal Cosmari e dai Comuni, andrà avanti per 18 mesi e riguarderà l'esame dei terreni e dell'aria ma soprattutto le cause di morte dal 2006 al 2010 (fino al 2005 si hanno i dati del Registro provinciale dei decessi per tumore) e i ricoveri ospedalieri dal 2006 al 2011 relativi alle cause che possano far riferimento all'esposizione delle emissioni da impianti di incenerimento dei rifiuti solidi urbani.
Ma saranno esaminati anche malformazioni congenite, bambini nati sotto peso, i prematuri, gli aborti spontanei.
Il servizio veterinario regionale, in collaborazione con l'Asur, dovrebbe infine procedere al biomonitoraggio animale, una tecnica utilizzata per valutare, anche se indirettamente, l'esposizione di una popolazione a un elemento tossico.
La tecnica prevede l'esame di uova di gallina, latte, grasso animale che potrebbero presentare tracce di sostanze (come la diossina) che, assunte dall'ambiente, si accumulano nei tessuti.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

martedì 19 marzo 2013

Biogas, fermati i nuovi barbari a Castiglion Fibocchi


Battaglia vinta, la lotta paga, l'unità delle comunità paga, la ferma opposizione dei sindaci paga. “Né qui né in alcun altro posto”


Il Comitato di Castiglion Fibocchi comunica con esultanza che la società proponente il progetto di una biogas da 999kW ha ufficialmente ritirato il progetto.



Il Coordinamento Terre Nostre si rallegra del successo frutto di un impegno e di una mobilitazione straordinarie che ha visto una comunità fare muro con il suo sindaco e mettere in campo tutte le risorse disponibili.
Si augura altresì che l'esperienza maturata in questi mesi dal Comitato possa essere messa a disposizione di altre comunità nel malaugurato caso che la stessa società o altri biogasisti intendano aggredire le splendide terre ai piedi del Pratomagno o altre della provincia di Arezzo e della Toscana.
Hanno vinto le produzioni agricole di qualità, il paesaggio di pregio, la tutela della storia e della cultura. I "nuovi barbari" come li hanno efficacemente definiti i componenti del Comitato di Castiglion Fibocchi hanno subito un altro smacco. La lotta paga, l'unità delle comunità paga, la presa di posizione ferma dei sindaci paga.
La barbarie non deve passare. "Né qui né in qualsiasi altro posto".

Continua la battaglia dei cittadini contro gli impianti-mostro, progettati e proposti solo a scopi speculativi, le cui ricadute ambientali e sanitarie colpiscono le popolazioni inermi e senza colpa.
E' un battaglia per i diritti, una battaglia di civiltà.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

A Langhirano stop all'inceneritore a grasso animale


Lunedì sera il pubblico ha gremito la sala consiliare del municipio, per sentire cosa si decideva sul progetto di centrale a biomassa di Cozzano.



Il sindaco ha proposto una variante al Rue (regolamento edilizio-urbanistico) in cui la cogenerazione di scarti di lavorazione del prosciutto non sia consentita all'interno del territorio comunale, almeno fino a che non sia predisposto un piano delle energie rinnovabili che dimostri la loro sostenibilità.
Bovis quindi ha sospeso l'iter in corso per il cogeneratore di Cozzano, richiesto da Gualerzi e Beretta, facendo dire al suo assessore che nel territorio si preferisce sviluppare le rinnovabili tramite il sole, l'acqua, il vento.
L'energia da biomasse non convince, confligge con la vocazione agroalimentare e turistica del territorio.
La minoranza di destra si astiene.
La gente conta, i comitati hanno le idee chiare, il sindaco Bovis ne ha tratto le conseguenze.
Questa volta ha vinto il buon senso e l'attenzione alle preoccupazioni e richieste dei cittadini.
La decisione di Langhirano dovrebbe fare scuola in tutto il territorio per indicare una strada maestra che salvaguardi le aree vocate, il diritto alla salute, i marchi di prestigio che il mondo ci invidia, ma che noi spesso buttiamo via, dando per scontato che nulla li possa corrompere.

Giuliano Serioli

Rete Ambiente Parma
19 marzo 2013

www.reteambienteparma.org - info@reteambienteparma.org
comitato pro valparma - circolo valbaganza - comitato ecologicamente - comitato rubbiano per la vita -
comitato cave allamianto no grazie - associazione gestione corretta rifiuti e risorseno cava le predelle
associazione per l'informazione ambientale a san secondo parmense
comitato associazione giarola e vaestano per il territorio


Fassino stacca la spina a Iren



http://www.lospiffero.com/buco-della-serratura/fassino-stacca-la-spina-a-iren-9575.html

Il Comune di Torino risolve il contratto con la sua multiutility per la fornitura dell'energia elettrica. Un paradosso reso possibile (e vantaggioso) dal decreto spending review.
E c'è chi paventa rapporti tesi con gli altri soci anche per il forte indebitamento
Il Comune di Torino spegne l’interruttore a Iren.



Dal 1° marzo Palazzo Civico non compra più l’energia elettrica dalla multiservizi di cui è proprietario per una quota di poco superiore al 24% e con la quale ha contratto negli anni un debito superiore ai 300 milioni di euro, abbattuto di circa la metà in occasione della cessione dell’80% dell’inceneritore del Gerbido. La notizia clamorosa è rimbalzata in rete da LaPresse, autrice di un report dettagliato, confermato anche dal Comune. Il nuovo fornitore è Gala Spa, società privata naturalmente in concorrenza con Iren.
Il paradosso, come spiega LaPresse, nasce dal decreto legge 95/2012, meglio noto come spending review. Convertito e modificato con la legge 7 agosto 2012 n. 135, all'articolo 1 comma 7, prevede “specifici obblighi per le amministrazioni pubbliche, compresi gli enti locali, relativamente alla fornitura di alcune categorie merceologiche, tra le quali energia elettrica, gas, carburanti”.
In particolare si stabilisce che per tali generi “gli enti siano tenuti, in alternativa a procedure di evidenza pubblica direttamente gestite, ad approvvigionarsi attraverso gli strumenti messi a disposizione di Consip S.p.A e delle centrali di committenza regionali”.
Consip è una società per azioni del ministero dell'Economia e delle Finanze, che ne è l'azionista unico, che punta alla “razionalizzazione della spesa pubblica per beni e servizi, attraverso l'utilizzo di tecnologie informatiche e di modalità innovative per gli acquisti”.
Il Comune di Torino in applicazione alla spending review “ha aderito, con efficacia a partire dal 1 marzo 2013, alla convenzione per la fornitura di energia elettrica stipulata dalla Società di committenza regionale del Piemonte con la società Gala, alle condizioni tutte da essa previste”.
Solo a febbraio Iren chiese un prestito da 100 milioni di euro alla Cassa depositi e prestiti per realizzare il piano industriale 2013-2015, che prevede di rafforzare gli impianti di distribuzione di luce e gas. Soldi pubblici, chiesti da una società a maggioranza pubblica i cui asset sono stati in larga parte furono pagati dai contribuenti, quando le società di distribuzione di elettricità erano comunali. Poi venne l'epoca delle multiutility e della quotazione in Borsa con relativi crolli di valore dei titoli. Ora con la spending review società come Iren vengono private dei loro clienti più importanti, i Comuni stessi da cui erano nate. I cittadini non ne vengono informati, né possono avvalersi degli eventuali benefici, non potendo godere
delle stesse condizioni.
Iren rimarrà, invece, fornitore del Comune di Torino per quanto riguarda il gas e il teleriscaldamento. Alla base di questa decisione, secondo indiscrezioni, ci sarebbe anche la non disponibilità di Iren ad accettare nuovi ritardi nei pagamenti, con conseguente accumulo di debiti, come già capitato finora, mentre i nuovi fornitori potrebbero dimostrarsi meno intransigenti. Inoltre c’è chi parla di un raffreddamento dei rapporti tra il Comune e la sua multiutility (e in particolare con gli altri soci), dopo le condizioni di sfavore imposte per l’acquisizione di Trm.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

lunedì 18 marzo 2013

Parte la causa collettiva, cento reggiani contro Iren


Tia, azione legale della Federconsumatori per la restituzione del 10% dell’Iva: "Strada in discesa dopo i pronunciamenti di Corte Costituzionale e Cassazione"

http://gazzettadireggio.gelocal.it/cronaca/2013/03/16/news/parte-la-causa-collettiva-cento-reggiani-contro-iren-1.6714594

Sono oltre mille le diffide raccolte in questi mesi dalla Federconsumatori di Reggio Emilia, che punta ora a presentare una causa per ottenere la restituzione del 10% dell’Iva applicata sulla Tia, la tariffa di igiene ambientale. Un carico fiscale recentemente giudicato illegittimo da due pronunciamenti della Corte Costituzionale e della Cassazione, che hanno quindi spianato la strada per i ricorsi.



Secondo i giudici non è possibile infatti applicare una tassa su un’altra tassa. Lo Stato italiano ci avrebbe però provato ben due volte. E in entrambi i casi, prima la Corte Costituzionale, poi la Cassazione, hanno dato ragione agli utenti stabilendo che, al di là di come la si voglia chiamare, la tariffa sui rifiuti è un tributo e come tale non può essere assoggettato al prelievo dell’Iva al 10%. «Partiremo intanto con una causa pilota promossa in favore di cento reggiani - spiega Lucia Lusenti di Federconsumatori - nel giro di otto mesi pensiamo di poter giungere a una sentenza che, viste le premesse, pensiamo possa andare in nostro favore. La causa verrà promossa a breve nei confronti di Iren, anche se resta da capire a chi sia andato realmente quel 10% di Iva in più. Probabilmente, tramite una partita di giro, è finita nelle casse del Comune. Sarà comunque il procedimento a stabilire gli estremi. Sulla base delle prima sentenza decideremo se dare corso alle altre diffide».
La restituzione può riguardare gli ultimi dieci anni di versamenti della Tia.
Per aderire alla causa è necessario quindi essere in possesso dei bollettini di pagamento da oggi fino a 10 anni indietro. «Se si è in possesso del materiale solo per alcune delle “annate” interessate è possibile comunque aderire alla causa - continua Lusenti - considerando che l'eventuale rimborso sarà proporzionato alla documentazione prodotta.
In caso di pagamento delle fatture con addebito bancario sarà sufficiente l'estratto conto attestante l'avvenuto pagamento. Possono quindi aderire alla causa tutti i cittadini dei comuni della provincia dove si applica la Tia».
Gli sportelli della Federconsumatori prevedono già l’affollamento. «Per evitare code abbiamo invitato i cittadini a recarsi nei nostri uffici solo se in possesso della documentazione. Le giornate adibite alla raccolta del materiale e alle adesioni sono martedì 20, mercoledì 21 marzo e martedì 26 marzo dalle 9 alle 12. (e.l.t.)

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

domenica 17 marzo 2013

Allarme tumori all'inceneritore di Baciacavallo


Livelli di diossina 12 volte superiori al consentito

E’ di nuovo allarme tumori per le ricadute ambientali e sanitarie derivanti dall’attività di trattamento di fanghi industriali dell’inceneritore di Baciacavallo, provincia di Prato, (gli stessi fanghi che si vogliono bruciare a Parma).
Un nuovo studio commissionato ad un pool di esperti universitari di Mestre, promosso dall’associazione Vita, ambiente e Salute onlus, ha rilevato nel raggio di due chilometri intorno all’impianto di Baciacavallo, livelli di diossina superiori fino a 12 volte rispetto a quanto consentito dalla legge.
In particolare l’analisi è stata svolta su tre campioni, due polli ed una anatra, allevati nell’area di ricaduta di Baciacavallo.



Tutti e tre i campioni sono risultati gravemente contaminati per la presenza di diossine e Pcb (Policlorobifenili). Sostanze quest’ultime messe al bando dalla convenzione di Stoccolma del 2001 che aveva lo scopo di proteggere la salute umana da queste molecole.
Dalle varie analisi effettuate in tutta Italia è emerso che nel raggio di 10 chilometri da questi impianti aumenta il rischio malformazioni, mentre nel raggio di tre chilometri aumentano le probabilità di essere colpiti da tumori allo stomaco, al fegato o da linfomi.
Nel caso specifico dell’inceneritore di Baciacavallo il rischio maggiore è quello di essere colpiti dal cancro ai polmoni. “Questi sono dati che non ci stupiscono – spiega il medico oncologo Patrizia Gentilini, che ha collaborato alla stesura del documento – Già nel 2007 era emerso dalle indagini dell’Asl di Pistoia sull’inceneritore di Montale, che il livello più alto di diossine, superiore di 11 volte al consentito, si trovava in un territorio “bianco”, proprio quello nell’area di Baciacavallo. Nonostante tutto ciò l’inceneritore di Baciacavallo continua indisturbato nella sua attività”.
“Noi diciamo basta ad opere dannose, inutili e costose – commenta Gabriele Pecchioli, vicepresidente di Vas – il rischio è quello che a rimetterci non saremo solo noi ma anche le generazioni future”.

Stefano De Biase

La storia recente è una sequela infinita di notizie allarmanti sugli effetti che gli inceneritori provocano sui territori, e quindi sulle persone, ove operano. Anche gli impianti di ultima generazione non sfuggono. L'inceneritore è un semplice trasformatore di materia, che dallo stato solido viene compattata e poi dispersa in atmosfera. Fatto 100 il quantitativo di rifiuti bruciati, 30 sono le scorie pesanti e leggere che si ritrovano nel forno, ma il restante 70 è gas fetido che viene emesso in atmosfera, con le conseguenze di cui sopra. Quando male ci dovremo fare ancora prima di porre un rimedio definitivo?

Anche l'inceneritore di Bagnacavallo è un impianto di ultima generazione (2007).
Anche Bagnacavallo ha i suoi sensori, i suoi filtri, i suoi controlli in continuo.
Eppure a nulla sono serviti i controlli a fermare l'emissione di diossina (controllata 8 ore tra volte l'anno), ricaduta sui terreni circostanti l'impianto.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR