sabato 21 gennaio 2012

La Lega e l'inceneritore di Parma

Di partiti seriamente in contrapposizione al progetto dell'inceneritore se ne vedono pochini in circolazione.
Tra i più convinti e attivi oppositori il Movimento 5 Stelle e Rifondazione Comunista
L'azione di contrasto la vediamo in massima parte portata avanti da GCR, che del resto ha come statuto proprio questa prospettiva.
Salutiamo così positivamente la presa di posizione di Lega Nord, che ha sottolineato la malcelata possibilità del costruendo inceneritore di Parma di accogliere rifiuti da mezza Italia, come prevede il decreto che il governo sta predisponendo, sollecitato dalla grave situazione napoletana.



Andrea Zorandi non si ferma a questa evidenza ma sottolinea alcuni aspetti del progetto di Parma, denunciandone la totale assurdità.
A cominciare dal monopolio di Iren su raccolta e smaltimento, che impedisce una corretta concorrenza, impedendo che aziende più al passo con i tempi possano proporsi sul territorio per gestire i nostri scarti correttamente e senza danni ambientali, invece che bruciarli in una caldaia.
Viene sottolineato anche il tema del teleriscaldamento, che utilizzerà gratis i nostri rifiuti come carburante, servizio poi rivenduto a caro prezzo ai cittadini. Su questo tema abbiamo chiesto al commissario Ciclosi di approfondirne i dettagli, visto che non ci risulta alcun documento in cui il comune di Parma chiarisca i rapporti con Iren, nel momento in cui questa rete privata attraversa e occupa suolo pubblico, senza alcun apparente vantaggio economico per le casse comunali.
Logiche imprenditoriali e profitto: ecco il vero punto focale del progetto del Paip, non certo la chiusura virtuosa di un ciclo dei rifiuti, che tra l'altro avrà bisogno di una discarica che accolga le cospicue ceneri in uscita dalla bocca del forno, 40 mila tonnellate all'anno.
La Lega sottolinea giustamente la linea da seguire: riduzione a monte dei rifiuti e riciclaggio spinto con applicazione della tariffa puntuale che consentirebbe sconti ai cittadini che applicano con correttezza il sistema porta a porta.
Ovviamente la risposta dell'assessore Castellani non si è fatta attendere, ma come al solito pesca dal cassetto temi ormai laceri. Il refrain è la incapacità del territorio di essere indipendente nello smaltimento dei rifiuti, non avendo a disposizione discariche. Ma il disco è ormai rotto.
Giova ricordare a Castellani che i cittadini attendono da anni di dar loro la possibilità di ridurre i loro rifiuti e gestirli al meglio, ma non sono messi nelle condizioni di farlo. Aldilà del sistema di raccolta, che giustamente deve essere improntato al porta a porta, ciò che al nostro territorio è stato negato, e proprio dall'amministrazione provinciale, è la possibilità di avere impianti che gestiscano in modo corretto i materiali post utilizzo.
La provincia di Parma manca dell'impianto di compostaggio per trattare la frazione umida, manca dell'impianto di trattamento delle plastiche eterogenee, manca di impianti per riciclare legno, manca insomma di una impiantistica che gestisca tutte le frazioni differenziate.
Il territorio è rimasto congelato in attesa del grande Risolutore, che per Castellani non poteva e non può che essere il grande forno, grande il doppio del necessario, che produrrà utili chissà per quante tasche, non certo per quelle dei clienti di Iren.
I cittadini che applicano correttamente la raccolta differenziata non sono messi al corrente del fatto che parte della loro plastica è scartata e mandata all'incenerimento, invece che essere riciclata come a Pisa, o come a Vedelago.
Si parla spesso di leggenda metropolitane, eppure in questo caso i cittadini hanno ragione a dubitare, visto che i loro amministratori hanno coscientemente accettato che fosse il gestore Iren a decidere la percentuale di riciclo della plastica, ridotta dal 59% previsto al 17%.
Come continuiamo a ripetere c'è bisogno di trasparenza.
Continuiamo a pensare che manchi.
Il progetto dell'inceneritore è avvelenato, dall'inizio alla fine.
E a pagarne il conto salato, in termini economici ma anche di salute, saremo come al solito solo noi.
Ci auguriamo che siano sempre più numerosi i partiti che aprendo gli occhi antepongano la salute dei cittadini al business di turno.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 21 gennaio 2012

Sono passati
600 giorni
dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma

Mancherebbero
106 giorni
all'accensione del forno, se ancora lo si farà

giovedì 19 gennaio 2012

Un nuovo inceneritore alla Certosa di Parma

Se non avessimo letto la proposta nero su bianco, avremmo pensato allo scherzo di un burlone molto fantasioso, ma poco credibile.
Invece no, è tutto vero. Perché la realtà, ultimamente, supera ogni più nera fantasia.
Il 4 gennaio scorso è stato depositato un progetto, curato da una azienda modenese, che intende far nascere il cugino piccolo dell'inceneritore di Ugozzolo proprio al suo fianco, qualche metro cubo d'aria più a nord, nei pressi della Certosa di Paradigna.



Difficile addirittura scriverne tanto è surreale la situazione.
Un nuovo impianto per sfruttare le cosiddette biomasse, e bruciarne parte in loco per produrre energia elettrica, ovviamente approfittando degli incentivi statali denominati certificati verdi.
I numeri sono imponenti.
La nuova proposta è localizzata in strada Viazza di Paradigna, e prevede la ristrutturazione e riqualificazione delle strutture edilizie per poi mettere in atto la produzione di biocombustibili da biomasse utilizzando due diversi beni di partenza - principalmente i sottoprodotti di origine animale (SOA) di categoria 3 ai sensi del Regolamento (CE) n. 1069/2009 (circa 50.000 t/anno di materia prima lavorata) ed in misura minore gli oli e grassi alimentari esausti - CER 200125 (circa 20.000 t/anno di materia prima lavorata).
Inoltre sarà utilizzata parte degli stessi biocombustibili prodotti dall’impianto per il funzionamento di un impianto di cogenerazione una potenza pari a 940 kW per la produzione di energia elettrica e termica da fonti rinnovabili.
La pratica è stata depositata presso il comune di Parma, la Provincia, i comuni di Sorbolo e Torrile, e sarà oggetto di Autorizzazione Integrale Ambientale così come di Procedura di Via, la stessa che ha seguito l'iter dell'inceneritore di Ugozzolo.
Intanto l'azienda ha messo a disposizione lo Studio di Impatto Ambientale e tutta l'altra documentazione inerente, consultabile nelle sedi degli enti citati.
Sono scattati quindi i 60 giorni per le osservazioni al progetto.
Noi siamo curiosi a affranti, e aspettiamo di conoscere come questa vicenda andrà avanti.
Il candidato sindaco Bernazzoli, nonché presidente della Provincia di Parma, cosa ne pensa del nuovo progetto?
L'amministratore delegato di turno ci allieterà con le storielle degli aerosol terapeutici e sul salto di livello del valore delle abitazioni della zona?
E gli amministratori dei comuni limitrofi (Sorbolo e Torrile) come intendono affrontare il problema?
Noi siamo convinti che prenderanno la parti dei cittadini.
I già sfortunati vicini dell’inceneritore di Ugozzolo non intendono accogliere passivamente a pochi Km dai loro centri abitati anche questo impianto.
Il 4 marzo scadrà il tempo utile per le osservazioni.
Siamo ancora alle prese, ed è il gennaio del 2012, con idee di territorio visto come oggetto da sfruttare, usare, spremere, senza che siano presi in considerazione alcuni elementi come la salute, i diritti dei cittadini, valori condivisi che vogliamo portare avanti.
Un giorno triste il 19 gennaio per la nostra comunità.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 19 gennaio 2012

Sono passati
598 giorni
dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma

Mancherebbero
108 giorni
all'accensione del forno, se ancora lo si farà

Ridurre i rifiuti? E' possibile ora

La famiglia Azzolini-Givera riduce del 66% la produzione di rifiuti

Quella che vi presentiamo oggi è una avventura di ordinaria facilità, come la potremmo vivere tutti noi, proprio in questo momento.
La vicenda è strabiliante proprio perché nasce dal buonsenso e arriva a risultati che nessuno si immagina possibili, realizzabili, reali.
Il caso riguarda una famiglia di 3 persone, comune di Parma, cerchia urbana, che con poche mosse ha ridotto di 2/3 la produzione di rifiuti, attestandosi al 74% di raccolta differenziata.



Forse la curiosità, forse la voglia di mettersi in gioco, qualcosa ha spinto la famiglia Azzolini Givera a una piccola sfida dentro le mura di casa: capire quanto si possono ridurre i rifiuti, adottando alcune attenzioni ambientali semplici e di buon senso.
Conoscenze acquisite e buone abitudini trasferite nel quotidiano, registrando per tre mesi la produzione di rifiuti, per verificare se davvero queste piccole attenzioni possono fare la differenza.
E i risultati sono stati sorprendenti, aldilà di ogni aspettativa.
Prima di partire ecco la ricetta da adottare.
Non ci sono fatiche insormontabili, ma solo un pizzico di sensibilità verso la propria impronta ecologica.
Le sei azioni di riduzione qui elencate hanno dato vita all'esperimento, che oggi è degno di essere posto all'attenzione dei cittadini.
1. Rinuncia all’acqua in bottiglia a favore dell'acqua pubblica di rubinetto
2. Preferenza verso prodotti con packaging leggero
3. Biscotti ed altri prodotti da forno acquistati sfusi in sacchetti riutilizzati
4. Spesa alimentare in buste (interne ed esterne) riutilizzate
5. Forte attenzione alla riduzione degli scarti, specie alimentari
6. Detersivi preparati in casa con bicarbonato, acido citrico, etanolo
La modalità di raccolta differenziata è quella adottata da Iren oggi nel proprio quartiere, con bidone condominiale di carta e organico, bidoncino individuale per il barattolame, cassonetto stradale per l'indifferenziato.
I rifiuti sono stati pesati per tre mesi, in modo da ottenere un periodo temporale sufficiente ad essere poi sviluppato percentualmente sul resto dell'anno ed ottenere dei dati attendibili.
Ed ecco che i risultati sorprendono e lasciano letteralmente di stucco.
La produzione pro capite annua infatti si attesa su 170 kg, di cui 48 di carta, 30 di di plastica, barattolame e vetro, 72 di umido, 20 di indifferenziato.
E' stato poi introdotto un meccanismo di correzione prevedendo di conferire ad una isola ecologica 40 kg annui pro capite, cautelativamente considerati per 30 kg di materiale indifferenziato e altri 10 di cartone.
Eccoci quindi al risultato finale.
Produzione pro-capite di 210 kg, differenziata del 74%, che corrisponde ad una produzione annua di rifiuto indifferenziato di 55 kg pro-capite.
Dobbiamo ora moltiplicare questa cifra per i residenti della nostra provincia (440 mila abitanti), per giungere alla necessità di trattamento del nostro comprensorio provinciale.
Il totale in tonnellate è 24.200.
L'inceneritore di Parma è capace invece di 130.000 tonnellate.
I numeri parlano da sé.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
19 gennaio 2012
Parma, 19 gennaio 2012

Sono passati
598 giorni
dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma

Mancherebbero
108 giorni
all'accensione del forno, se ancora lo si farà

mercoledì 18 gennaio 2012

L'informazione inquinata

Ci è capitato qualche tempo fa di interloquire con il responsabile tecnico di un centro stampa di quotidiani del nord Italia.
GCR ha ormai il chiodo fisso del riciclo ed inevitabilmente il discorso è caduto su quali tipologie di carta vengono utilizzate, sulle tecnologie di stampa in essere e sulle percentuali di carta riciclata che vengono impiegate nella stampa dei quotidiani.



La persona in questione lavora da anni nel settore e, conoscendo vita, morte e miracoli degli altre aziende “concorrenti”, ci ha spiegato come quasi tutti i quotidiani vengano stampati utilizzando carta riciclata.
In Italia però ci sono alcune tecnologie di stampa che pregiudicano la qualità e la possibilità di recupero della carta, a causa della difficoltà di disinchiostrare i fogli.
La tecnologia si chiama “flessografica” e, sebbene sia rifiutata per legge in paesi come Germania e Francia, in Italia ha preso piede in alcuni quotidiani, tra cui Repubblica, che con questa metodologia stampa tutta la sua tiratura (quasi 600.000 copie).
Anche il Corriere della Sera, seppure solo per una piccola parte, utilizza questo metodo ed anche, ahinoi, la nostra amata Gazzetta di Parma.
La carta di questi quotidiani, una volta avviata a riciclo, è di bassa qualità, non può essere impiegata per fare nuova carta per giornali e quindi ha un valore di mercato più basso.
Ne consegue che le aziende tedesche ed austriache che trattano carta da macero non vogliono la carta italiana proprio perché il mercato italiano è “inquinato” da Repubblica.
Confrontandoci poi con aziende operanti nel recupero della carta proveniente da raccolte differenziate, abbiamo avuto la conferma che la carta di Parma ha un valore di mercato inferiore perché deve essere sottoposta ad un trattamento di sbiancatura.
Il maggior produttore europeo di carta riciclata UPM Paper (http://www.upm.com/EN/Pages/default.aspx) non riesce ad usare le partite di carta italiane, semplicemente perché nel momento del riciclo questo prodotto va a modificare il punto di bianco, ossia tende a mantenere il colore, obbligando ad aggiungere sbiancanti alla carta, oppure a far transitare la carta macerata attraverso delle vasche di decantazione, con conseguente aumento dei costi di lavorazione.
Insomma, un esempio di come errate decisioni a monte di un processo produttivo di beni o servizi possa incidere pesantemente sulle conseguenze della gestione dei rifiuti di una comunità di cittadini.
Un principio già enunciato da Micheal Braungart, in un affollato auditorium Paganini, proprio un anno fa, quando l’11 gennaio il chimico tedesco inventore della strategia dalla Culla alla Culla (Cradle to Cradle) spiegava come è possibile eliminare i nostri problemi di smaltimento di rifiuti solo pensando correttamente a come progettare i prodotti di uso comune.
http://consumi-parma.blogautore.repubblica.it/2011/01/11/
Insomma l'informazione può essere inquinata, anche nella carta.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 18 gennaio 2012

Sono passati
597 giorni
dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma

Mancherebbero
109 giorni
all'accensione del forno, se ancora lo si farà

martedì 17 gennaio 2012

L'inceneritore a pezzetti

Smontiamo l'inceneritore tonnellata per tonnellata

Il contestato impianto di Ugozzolo viene giustificato dai suoi sostenitori come ultimo anello indispensabile per chiudere il ciclo dei rifiuti nella provincia di Parma.
Troppo tempo abbiamo passato ad esportare i rifiuti fuori provincia, dicono i fan del termo, è giunta l’ora di assumerci le nostre responsabilità.



Poco importa se numerosi studi scientifici mettono in evidenza l’insorgere di patologie, le nascite pre termine e le modifiche del DNA.
La setta degli adoratori dei forni, capitanata dal guru Bernazzoli, non sente ragioni, ed è disposta a sacrificare qualche vittima per alimentare il fuoco sacro 24 ore su 24, 365 giorni all’anno.
Per meglio comprendere da che parte stare, per questa volta non vogliamo parlare degli aspetti ambientali, che pure dovrebbero essere in cima all’agenda di amministratori responsabili e credibili, ma focalizzarci sul reale motivo per cui si sostiene la necessità di questo forno, che cosa è previsto vi si brucerà.
E’ tutto scritto nero su bianco sui documenti di Enia e sulle autorizzazioni della provincia, pagine in effetti di difficile reperimento e di impegnativa lettura.
Già la taratura della dimensione del forno si espone già a critiche oggettive.
E' stato infatti progettato, ed approvato, un impianto che ha una capacità doppia rispetto al rifiuto urbano residuo dell'intera provincia al 2012.
Ci troviamo così con un impianto da 130.000 tonnellate, approvato da 2 enti pubblici (Comune e Provincia) che dovrebbero avere l’obbligo di occuparsi solo dei rifiuti urbani, ma che autorizzano ad un privato una dimensione tale da accogliere anche rifiuti speciali ed industriali, favorendo le casse di una Spa.
Quando nel maggio 2010 visitammo l’inceneritore di Bolzano e intervistammo il responsabile dell’impianto, l'ingegner Alessandro De Carli, ci disse chiaramente che l’impianto di Parma aveva la taglia minima per poter garantire una gestione economicamente vantaggiosa.
Ergo, un impianto dimensionato sulla reale necessità di trattamento dei rifiuti di Parma non sta in piedi economicamente, si presenta all'avvio già in perdita.
E' evidente che non avrebbe senso costruirlo.
Ma vediamo dunque cosa andremo a bruciarvi dentro e se è proprio necessario.
I fanghi da depurazione, prevista una quota di 20.000 tonnellate, sono considerati rifiuti speciali e potrebbero essere tranquillamente utilizzati in agricoltura come peraltro già succede ora. Vi è una sentenza del TAR della Lombardia che sconfessa il divieto imposto dalla regione lombarda, e vi sono le considerazioni del CRPA (Centro Ricerche Produzioni Animali) di Reggio Emilia, che dichiara i fanghi dell’Emilia Romagna di “buona qualità” e ne sostiene l’impiego per rendere “fertili e produttivi i suoli”.
Senza i fanghi la taglia dell’impianto si ridurrebbe quindi a 110.000 tonnellate.
Le plastiche non comprese nel circuito CONAI, il cosiddetto “plasmix”, vengono avviate da Iren ad incenerimento, e assommano a 23.400 tonnellate. Sono plastiche che in altre realtà sono riciclate per produrre nuovi materiali, come a Vedelago dove ci fanno arredi urbani, palificazioni e materiale edile oppure come a Pontedera dove la Revet ha un impianto che ne recupera 16.000 tonnellate/anno destinate allo stabilimento della Piaggio.
Senza le plastiche ulteriore dimagrimento del forno fino a 86.600 tonnellate.
I pannolini immessi nei rifiuti dal nostro territorio pesano per circa 8000 tonnellate e se raccolti a parte, potrebbero essere recuperati come fanno in Canada con l’impianto Knowaste, dove vengono separate le frazioni organica, cellulosica e plastica o come sta facendo il Centro Riciclo Vedelago, il comune di Ponte nelle Alpi e la Fater di Pescara (Procter & Gamble), in un progetto che diminuirà il ricorso alla discarica e all’incenerimento e ridurrà sensibilmente l’emissione di CO2.
Senza i pannolini l’impianto si riduce a a 78.600 tonnellate.
Mettiamoci anche gli ospedalieri che per 3.255 tonnellate possono essere recuperati come normale raccolta differenziata se applicassero a Parma le pratiche usuali adottate dal Policlinico di Modena in collaborazione con Hera e gli infettivi (245 tonnellate) che con la tecnologia Econos verrebbero resi inerti ed equiparati a normale rifiuto urbano.
Considerando la detrazione degli ospedalieri arriviamo dunque ad una taglia di impianto da 75.345 tonnellate. La metà di quella in costruzione.
Delle 45.000 tonnellate di rifiuti speciali che si intendono bruciare a Ugozzolo l'ente pubblico non se ne dovrebbe occupare, ma in ogni caso c'è la possibilità di eseguire anche su questi materiali la raccolta differenziata che, senza voler esagerare, la potremmo collocare al 50%.
Il calcolatore segna 52,845 tonnellate.
Con l’estensione del porta a porta (e l'applicazione della tariffa puntuale), miglioreremmo sensibilmente le percentuali di raccolta differenziata e di riciclo, inserendo la raccolta dell’organico in centro a Parma (la fanno anche a Roma!) porteremmo la percentuale di Rd nel comune di Parma molto in alto, e tante altre iniziative potrebbero essere messe in campo, meno costose e più virtuose di un inceneritore rifiuti, portando a dimezzare questo ultimo dato.
Veramente non riusciamo a comprendere chi ne trarrà beneficio da questo impianto che a questo punto servirebbe grande per 20-25.000 tonnellate.
Certamente non i cittadini e l’immagine del nostro territorio.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 17 gennaio 2012

Sono passati
596 giorni
dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma

Mancherebbero
110 giorni
all'accensione del forno, se ancora lo si farà

lunedì 16 gennaio 2012

Verona chiama Parma

A Verona hanno commissionato un sondaggio per capire cosa pensano i cittadini dell'inceneritore.
http://goo.gl/CLEHk
I risultati non sorprendono: più della metà dei residenti in città è contrario all’impianto o quantomeno preoccupato. Solo 1 su 3 lo vorrebbe, in sintesi il 66,2% non è favorevole.



Una fotografia piuttosto comune. Solitamente è questa la reazione dei cittadini, ormai sempre più informati, che devono subire decisioni dissennate e obsolete da parte dei propri amministratori, soprattutto alla luce dei sempre più numerosi esempi di gestione alternativa dei rifiuti che si rincorrono anche in Italia.
I cittadini sanno che da questi impianti escono inquinanti nocivi, seppur entro i limiti di legge (limiti che in ogni caso sono delle semplici convenzioni), i cittadini sanno che spesso i controlli lasciano a desiderare (lo testimonia l’elevato numero di inceneritori attualmente sotto sequestro in Italia), i cittadini sanno che se esistesse la volontà politica di gestire diversamente i rifiuti, si aprirebbe un meraviglioso scenario di possibili alternative virtuose.
Tutto previsto quindi.
Se non fosse che il sondaggio è stato commissionato dal PD di Verona!
Avete letto bene. Dal PD, che sottolinea: “Il partito democratico di Verona conferma l'intenzione di avviare una capillare informazione per tutte le famiglie di Verona: migliaia di volantini per spiegare, casa per casa, il pericolo per la salute dei veronesi”.
In realtà se si pensa ad alcune dichiarazioni di vertice, non ci sarebbe da stupirsi.
Alessandro Bratti, responsabile nazionale PD per la gestione dei rifiuti ha affermato, nel settembre del 2010, che gli inceneritori sono una tecnologia superata dai tempi, che è necessario andare verso il recupero di materia adeguando l’impiantistica di conseguenza.
E ancora Thomas Casadei, consigliere regionale del PD Emilia Romagna, un mese dopo ha dichiarato: “Come ci indica l'Europa, l'unica strada percorribile è quella della diminuzione della produzione dei rifiuti e il potenziamento del riuso e del riciclo; in questa ottica costruire nuovi inceneritori rischia di essere un errore, un investimento sbagliato … Mi riconosco pienamente nelle posizioni di Alessandro Bratti. La via del futuro, da avviare nel presente, è quella di incenerire il meno possibile”
Allora come mai a Parma il leader maximus del PD, Vincenzo Bernazzoli, si erge da anni a paladino del forno?
Non più tardi di 15 giorni fa il presidente della provincia, rispondendo alle nostre domande, poste a tutti i candidati alle primarie, lo ha ribadito con forza e convinzione.
Non solo il forno è ineluttabile, ma addirittura è una scelta lungimirante.
L’inceneritore è ed è sempre stato cosa buona e giusta per il nostro Bernazzoli.
Noi però sappiamo che il PD non si identifica con lui (Verona ce lo dimostra).
Noi siamo convinti che anche a Parma esiste un PD diverso.
Le primarie potrebbero essere un’occasione per dimostrarlo.
Gli elettori del centrosinistra potrebbero segnare una svolta nella nostra città.
Quella di un futuro più sano.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 16 gennaio 2012

Sono passati
595 giorni
dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma

Mancherebbero
111 giorni
all'accensione del forno, se ancora lo si farà