sabato 26 marzo 2011

La coscienza di Carla Mantelli

Tutti coloro che, in un passato nemmeno tanto remoto, hanno avuto l’occasione di condividere importanti battaglie di civiltà con Carla Mantelli, non possono non ricordare l’amore disinteressato per la cosa pubblica, la consapevolezza del senso alto della politica che sempre animavano l’impegno personale del consigliere del Pd.
Leggendo i commenti sul tema inceneritore, nell’intervista rilasciata dalla stessa al settimanale “Zerosette”, sembra che quella costante tensione morale, quel valore aggiunto senza il quale l’agire politico si svuota di ogni prospettiva di cambiamento, sia stato accuratamente riposto in un remoto cassetto della coscienza, chiuso a doppia mandata con i chiavistelli della fedeltà alla linea del partito.


Due cuori un camino

“Sono scelte già fatte ed il PD oggi ritiene che questo impianto sia necessario”.
Questo impianto s’ha da fare! Ipse dixit. Punto a capo!
Sconcerta soprattutto la leggerezza con la quale la Mantelli dichiara di nutrire piena fiducia in “quello che dicono i tecnici”.
Quali tecnici, consigliere Mantelli, si ergono a garanzia del suo solido argumentum ad verecundiam?

Esperti quali il prof. Veronesi, il cui gruppo di lavoro tempo fa compì il miracolo linguistico di trasformare - grazie alla poetica aggiunta di un avverbio di negazione- gli allarmanti risultati di uno studio inglese sulla correlazione statistica tra aumento di tumori e vicinanza agli inceneritori in un atto di piena assoluzione degli impianti?
Scrissero “NON esiste una relazione statisticamente significativa fra aumento di tumori e vicinanza all’impianto” e con un “non” davanti alla frase vera salutarono per sempre la verità.
O la strana eminenza grigia, quel prof. Massarutto che dalle vette del monte Elicone, nella Beozia bocconiana, discese l’anno scorso nelle terre del Ducato per denunciare - un articoletto pubblicato su Polisquotidiano - i nemici della “modernità” che ostacolano l’avvento delle magnifiche sorti e progressive del gioiello di Iren.
Chissà come avrà fatto a trovare il tempo, il prof. Massarutto, impegnato a dirigere il centro ricerche dello IEFE, istituto tra i cui associati figurano colossi quali Hera, Eni, Iride, ora Iren.
Oppure i tecnici dell’ARPA, la cui azione di monitoraggio sembra tranquillizzare la Mantelli (“i dati non sono allarmanti”), mentre il direttore dell’agenzia, Dallara, afferma candidamente che dai camini degli inceneritori esce solo vapore acqueo.
Strano che la Mantelli finga di ignorare la pletora di tecnici veri, medici di fama internazionale, autori di studi epidemiologici che dimostrano un'incontrovertibile verità: di inceneritori ci si ammala, di inceneritori si muore.
Infine, complimenti alla Mantelli per la stupefacente puntualizzazione lessicale: “Preferisco chiamarlo termovalorizzatore”, termine che non esiste nella normativa europea ne in quella italiana, e per il quale l'Italia è stata richiamata dalla Comunità Europea a non confondere le idee ai cittadini e a dire pane al pane e vino al vino.
Chissà se fra qualche anno chiamerà chemiovalorizzati coloro che, non avendo la fortuna di beneficiare del “trasparente” “continuo” e non allarmante “monitoraggio” attuato dall’ARPA attraverso il sito MONITER, si saranno ammalati di cancro.
Forse anche loro apprezzeranno la conversione del consigliere Pd al linguaggio del Grande Fratello. Quello di George Orwell, non quello del reality show televisivo.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

N.B. Questo comunicato stampa non critica l'intero Partito Democratico, all'interno del quale ci sono persone convinte dei rischi sanitari connessi al costruendo inceneritore e contrarie alla sua realizzazione, ma gli atti compiuti da un suo esponente di spicco, nella sua veste consigliere comunale di Parma.

Parma, 26 marzo 2011
-407 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+299 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

venerdì 25 marzo 2011

L'incauta cautela di Ardizzoni

Abbiamo letto con attenzione l'intervista rilasciata a Parma Repubblica online da Andrea Ardizzoni, direttore dell'Oncologia Medica e non ci sentiamo affatto rassicurate dai toni utilizzati, in special modo quando si accusa di terrorismo psicologico una delle studiose intervenute in un dibattito che ospitava pareri diversi e variegati.
Come mamme non ci rassicura essere al decimo piuttosto che al primo posto nella classifica dei tumori causati da fattori ambientali.


La relazione di Paola Zambon alla Commissione Consiliare
(Foto di Franco Saccò - Archimmagine)

Mettiamo invece al primo posto delle priorità il benessere dei nostri figli e delle nostre famiglie.
Il fatto che nessun rappresentante dell’ordine dei medici di Parma abbia assistito alla commissione consiliare, seppur invitati ufficialmente, ci dispiace particolarmente perché oltre che apprendere stralci delle dichiarazioni dai giornali avrebbero potuto ascoltare tutti i pareri esplicitati da 8 esperti in oltre 5 ore di seduta.
Voi medici avreste potuto ribattere direttamente in un confronto civile, ed obiettare a quei dati se vi risultavano distorti o non veritieri.
Avreste potuto esserci, ma le vostre sedie erano vuote.
Come mamme abbiamo preso permessi dal nostro lavoro, abbiamo lasciato i nostri figli dalle nonne, siamo rimaste in piedi 5 ore per capire se sia giusto aggiungere un'ulteriore fonte di inquinamento in una delle 5 aree più inquinate al mondo, quando ci dicono che abbiamo alternative meno impattanti.
Purtroppo non ci rassicura sentirle dire che i dati sono da interpretare, anzi ci mette ancora più in una situazione di sconforto sapere che nulla di quanto fate o analizzate sia oggettivo, ma tutto sia relativo, come guardare uno specchio da un lato piuttosto che da un altro.
Allora se i dati vanno interpretati quando danno un risultato negativo, vanno interpretati anche quando questo risultato sembra positivo, quindi nulla è vero, tutto è parziale e “interpretabile” a seconda di chi parla, a favore o contro una certa cosa?
La realtà che ci circonda parla da sola e quella non è “interpretabile”.
Noi ci basiamo su dati che sono davanti ai nostri occhi tutti i giorni.
Quante nostre amiche o conoscenti si ritrovano a convivere con tumori, loro o i loro bambini.
Non sono casi isolati, ognuno di noi ne ha presenti più di uno nella cerchia delle proprie relazioni.
I dati della dottoressa Zambon non hanno fatto altro che dare voce ad una realtà che noi sperimentiamo sulla nostra pelle quotidianamente.
Lei cita Verbania come paradiso naturale, dove inspiegabilmente la percentuale di tumori è più alta che a Parma. Ignora cosa c'è a Verbania. Un inceneritore, un gassificatore di rifiuti tossici, chiuso dai Carabinieri, a 30 km il sito chimico di Pieve Vergonte, uno dei luoghi più inquinati d'Italia, responsabile di inquinamento da DDT della falda acquifera dichiarato “Sito di interesse nazionale” per la pericolosità dell’inquinamento provocato. Un inquinamento pesante che scende nel Toce ed arriva al lago Maggiore.
Noi vogliamo crescere i nostri figli a Parma in un ambiente sano e chiediamo ai nostri amministratori ed alla comunità scientifica uno sforzo in più, per cambiare le cose, invece che accettare passivamente quello che sta succedendo.

Le mamme del GCR

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 25 marzo 2011
-408 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+298 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

martedì 22 marzo 2011

L'inceneritore in commissione salute e ambiente

Mercoledì 23 marzo alle ore 14.30 si riuniranno le commissioni Ambiente e Salute del comune di Parma sul tema dell'impatto sanitario dell'inceneritore. Saranno presenti otto studiosi, di cui quattro indicati dal GCR. Si tratta di esperti di fama nazionale che si sono resi disponibili a venire a relazionare relativamente ai rischi sanitari connessi all’incenerimento dei rifiuti ed alle possibilità che moderne tecnologie e buone pratiche di raccolta differenziata, offrono al territorio di Parma per una soluzione corretta al problema.



Avranno modo di relazionare davanti ai componenti della commissione l'ing. Massimo Cerani (Esperto di piani di gestione rifiuti a livello nazionale), il dott. Marco Caldiroli (Medicina Democratica), la dr.ssa Paola Zambon (Responsabile Registro Tumori Veneto), il dott. Ernesto Burgio (Pediatra e coordinatore Comitato Scientifico Isde).
Altri 4 esperti convocati dalla commissione saranno Vanes Poluzzi e Paolo Angelini (Moniter) con Giovanni Marsili e Gaetano Settimo (Istituto Superiore di Sanità).
Sono stati invitati tutti i consiglieri comunali, gli assessori del comune di Parma, il presidente della Provincia di Parma, il direttore dell'AUSL di Parma, il direttore dell'ARPA, il direttore generale di Iren, il presidente dell'ordine dei medici di Parma. La seduta è pubblica e quindi la cittadinanza e gli organi di stampa sono invitati ad assistere.
La commissione si terrà mercoledì 23 marzo alle ore 14.30 presso l’aula consiliare del Comune di Parma (piazza Garibaldi).
La conclusione delle relazioni è prevista per le 17. Seguirà dibattito tra Consiglieri comunali, amministrazione e istituzioni invitate con possibilità per loro di rivolgere domande agli esperti. La chiusura dei lavori è prevista per le 18.
Auspichiamo che il dibattito sia il più possibile imperniato su temi scientifici ed oggettivi per dare modo ai decisori politici di valutare se insistere o meno su un progetto che noi riteniamo sorpassato dai tempi e sicuramente nocivo per la salute dei cittadini e per le aziende del territorio.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 22 marzo 2011
-411 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+295 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

domenica 20 marzo 2011

Un Jumbo Jet per andare a Pannocchia

Incenerire plastica,
soprattutto anti economico

Si racconta spesso delle meraviglie tecnologiche di un impianto di incenerimento, delle famose BAT (Best Available Technics), che ci dovrebbero garantire impatti ambientali prossimi alla zero.
Di pari passo va il sostenere all'idea che con l'inceneritore le tariffe dei rifiuti si abbassino.
Oltre ad essere falsa la prima affermazione, visti i tanti impianti di incenerimento sequestrati in giro per l'Italia a causa dell'inquinamento causato (l'inceneritore di Pietrasanta non è lontano per una istruttiva gita fuori porta), è falsa anche la seconda affermazione, quella della supposta opportunità economica dell'incenerire.
Prendiamo come esempio la frazione plastica, al centro del dibattito sulla opportunità o meno di incenerirla, visto che dalla sua combustione si genera diossina ed altre molecole non proprio commestibili.
Un kg di plastica incenerito porta alla produzione di 1,5 kw di energia elettrica, negli impianti attrezzati in tal senso per la cogenerazione.
Per produrre un kg di plastica a partire dalla materia prima, il petrolio, occorrono 15 kw di energia.


I manufatti plastici di Vedelago

Lo scarto è evidente e incolmabile, l'energia impiegata viene irrimediabilmente persa nel processo di combustione, che è scarsamente efficiente.
Un kg di plastica riciclato invece ci costa, per produrlo, 2 kw di energia.
Il risparmio quindi tra i due metodi di trattamento della plastica è di 13 kw, una differenza che non da adito ad alcuna discussione su quale sia il metodo di trattamento preferibile.
Ovviamente portare plastica ad un impianto di incenerimento ha un costo, il costo cioè del trattamento di questa plastica come rifiuto, il costo che ogni cittadino si sobbarca con la tariffa dei rifiuti che viene calcolata in base al rifiuti indifferenziato che l'ente locale è costretto a smaltire.
Portare invece questa plastica ad un centro di riciclo ha un costo zero o, meglio, porta addirittura il bilancio in positivo.
Il circuito Conai raccoglie in particolare gli imballaggi (bottiglie e flaconi in massima parte), mentre non tratta quelle plastiche composite che costituiscono altri manufatti come i giocattoli, i piatti e bicchieri usa e getta, oggetti di arredo, custodie cd, etc.
Ma anche questi materiali, che il gestore di Parma consiglia ai cittadini di mettere nell'indifferenziato, non conviene bruciarli.
Abbiamo infatti visto con i nostri occhi quello che fa il centro riciclo di Vedelago. Esattamente questo, riciclare la plastica che altrimenti finirebbe in discarica o all'incenerimento, con gli impatti ambientali che ne derivano, trasformandola in materiale utilizzabile dall'industria dello stampaggio plastico (panchine, dissuasori di velocità, palificazioni) e dal settore dell'edilizia, per alleggerire i calcestruzzi e migliorarne le performance.
In pratica un materiale che verrebbe bruciato, è utile per costruire altri oggetti.
Non ci pare una cosa da poco.
Ma al gestore ovviamente conviene smaltire queste plastiche piuttosto che riciclarle, perché semplicemente ci guadagna di più.
Ma noi ci domandiamo. Chi decide le politiche dei rifiuti? L'ente pubblico o le multiutilies?
Una corretta gestione dei materiali di scarto (oggi purtroppo ancora definiti rifiuti) non dovrebbe consentire l'incenerimento delle plastiche, semplicemente perché è un procedimento troppo costoso, che va a sottrarre soldi alle famiglie.
Una corretta gestione dei rifiuti, che passa attraverso l'ovvia eliminazione dei cassonetti stradali indifferenziati, per passare ad una gestione domiciliare, porta con sé una decisa diminuzione del secco residuo da trattare, che passa dagli attuali 350 kg pro capite annui a 80 kg.
I conti sono presto fatti. 80 kg pro capite nella nostra provincia equivalgono ad una necessità di trattamento di 35 mila tonnellate di rifiuti all'anno, ben lontane ovviamente dall'impianto in costruzione a Ugozzolo, che avrà una capacità di trattamento di 130 mila tonnellate.
Teniamo anche conto che queste 35 mila tonnellate non sono state ancora trattate per la loro ulteriore differenziazione e stabilizzazione prevista anche dal progetto del Pai.
Significa che andranno ulteriormente ad abbassarsi in volume e peso, portando il secco residuo a quantità irrisorie che non giustificano la costruzione di un inceneritore.
Non sta in piedi nemmeno la tesi dei tempi necessari a raggiungere questi quantitativi di riciclo, come spesso l'assessore all'inceneritore Castellani mugugna come montagna insormontabile.
Un piano di gestione dei rifiuti domiciliare progettato con i giusti requisiti porta già nella prima settimana di attuazione la percentuale di riciclo oltre il 70%.
Certamente che se oggi vediamo per le strade della città questi enormi cassoni per i rifiuti indifferenziati, il messaggio rivolto ai cittadini è molto chiaro.
Chiaro nelle intenzioni di gestire gli scarti in modo raffazzonato e obsoleto.
Un chiaro tentativo di mantenere delle quantità di rifiuto “sporco” da poter conferire all'inceneritore, che senza un apporto costante, non può funzionare.
I cassonetti sono una “istigazione a delinquere”, perché invitano i cittadini a conferire nel mucchio anche i materiali che sono facilmente riciclabili come la carta, la plastica, il legno, il cartone, che è un delitto bruciare.
Fino a che non sarà operativo un pianto corretto di gestione non potremo sapere qual'è l'effettiva necessità di trattamento per il nostro territorio.
Come progettare un mezzo di trasporto senza prima sapere quanti km dobbiamo fare.
Stiamo così costruendo un Jumbo Jet per andare a Pannocchia.
Il costo al km è un tantino alto, per così poca strada da fare.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 20 marzo 2011
-413 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+293 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?