giovedì 7 ottobre 2010

Fingersi verdi

Le aziende si sono da tempo accorte della crescente sensibilità dei consumatori verso l'ambiente e l'ecologia e, con grande prontezza, si sono organizzate di conseguenza.
Ci si poteva aspettare una risposta coerente: una maggiore attenzione del mercato verso l'ecologia porta a prodotti più ecologici.
Purtroppo spesso non è così e il cinismo svetta ancora una volta su altre prerogative.
In inglese questo fenomeno viene chiamato “greenwashing”, un termine che non ha un suo corrispondente italiano ma che, lo capisce bene anche un neofita della lingua anglosassone, significa proprio mettere in lavatrice qualcosa per renderlo più “verde” e presentabile ai consumatori, pur mantenendo caratteristiche che nulla hanno a che fare con lo spirito ecologista.
Greenwashing vuol dire quindi spacciare un prodotto o una attività di una azienda e di una impresa come ecologico, quando invece di ecologico non ha nulla.
Dedicare quindi maggiore tempo al “far apparire” un prodotto verde piuttosto che farlo davvero tale.



Oggi il verde pare sia un colore molto di moda, non solo negli equilibri politici italiani, ma anche e soprattutto come apripista al miglioramento delle vendite e dell'immagine di una azienda che però, spesso, rimane solo una immagine vuota di contenuti.
Tingersi verdi pare proprio come una mascherata di carnevale, quando lo scopo del gioco è proprio quello di apparire per quello che non si è.
Così uno studio di Greenbean, www.greenbean.it, agenzia specializzata nella sostenibilità, ha analizzato il fenomeno prendendo in considerazione 83 marchi che hanno nella loro politica di vendita campagne pubblicitarie orientate alla sostenibilità ambientale, prendendo in considerazione le azioni realizzate dal 2008 al 2010.
Su 83 casi, ben 53 erano esempi evidenti di greenwashing, facendo emergere che in realtà spesso queste campagne assomigliano molto ad una presa in giro dei consumatori.
Sono 3 le macro tendenze che le aziende utilizzano in questo nuovo e promettente filone del vendere fischi per fiaschi: delegare al consumatore la responsabilità di salvare il pianeta, proponendo il prodotto come utile strumento allo scopo; ricercare indulgenza auto glorificando la propria condotta; relegare il consumatore a un ruolo passivo, limitando, negando o minimizzando le informazioni proposte.
Anche nel panorama nostrano abbiamo vissuto da vicino un macro caso di greenwashing.
Proposto e sviluppato dalla multiutility Enia, ora Iren, che si è presentata per mesi all'opinione pubblica spacciando il progetto dell'inceneritore come una azione “verde”, di rispetto per l'ambiente ed anzi di recupero delle qualità ambientali del nostro territorio.
L'azione è stata condotta attraverso campagne stampa imponenti, con presentazioni allegate ai quotidiani, sciorinando dati e progetti che nel tempo hanno mostrato tutta la loro inconsistenza.
Il passaggio più eclatante è stato sicuramente quello del boschetto mangiapolveri, che doveva contribuire in modo consistente e decisivo a ridurre l'impatto delle emissioni del camino del nascente inceneritore, appunto “mangiando” le polveri irrorate in atmosfera.
La messa alla berlina del pastrocchio si è verificata durante una recente trasmissione televisiva, nel momento in cui è stato chiesto ad un ricercatore universitario di spiegare il principio attraverso il quale una foglia dovrebbe fagocitare questi inquinanti.
La non risposta, un silenzio accompagnato da un eloquente sorriso, ha come si dice congelato l'attimo, donando a tutti i telespettatori una perla di informazione, il bello della diretta si direbbe, una prova incancellabile della finzione, facendo evaporare in un attimo mesi, forse anni, di allenamento, preparazione, piani marketing, finemente studiati per... raccontarcela.
Fingersi verdi, tutto sommato, non è poi così semplice.
La sostenibilità è la capacità di un sistema di prosperare nel tempo e bruciare rifiuti non è certo considerato sostenibile, visto che la prosperità di un solo attore, in questo caso Iren, giunge a scapito di tutti gli altri 99, ambiente incluso.

Il video del boschetto mangiapolveri: http://tinyurl.com/mangiapolvere (da non perdere)

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 7 ottobre 2010
-577 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, NOI lo possiamo fermare!
+129 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore ci costerà molto di più di 180 milioni di euro?

mercoledì 6 ottobre 2010

Mi avevate detto che

Lettera aperta di una cittadina delusa

Mi avete detto che il termovalorizzatore era la migliore soluzione e vi ho creduto. Non avevo tempo e vi ho delegato. Poi ho letto che qualcuno era contrario e che voi gli avevate risposto: “Perché non vi lamentate dell’inquinamento delle auto, che quello è più grave?”.
Ho pensato: “In effetti gli amministratori hanno ragione”. Avevo poco tempo, ero distratta. Poi mi sono chiesta: “Chi ha risposto è un amministratore, conduce la cosa pubblica da diverso tempo, eppure non ha mai fatto nulla per diminuire l’inquinamento delle auto in città, allora perché risponde così? Aggiungere una nuova fonte di inquinamento forse aiuta?”.



Siete apparsi sui giornali e avete detto in toni trionfalistici, addirittura brindando con un bicchiere in mano, che la raccolta differenziata sta crescendo, sempre più in fretta in tutta la provincia e questo è un grande successo, ma il termovalorizzatore è comunque necessario.
Questa volta sono meno distratta, ho letto delle 130 mila tonnellate di rifiuti da bruciare, mi sono documentata, ho fatto due conti e capito che questa cifra non sta in piedi, è assurda.
Mi sono guardata attorno e ho scoperto che nella vicina Reggio Emilia dichiarano che porteranno i loro rifiuti al nostro termovalorizzatore. Voi avevate detto che avremmo bruciato solo rifiuti di Parma.

Avete dichiarato che costerà 180 milioni di euro, poi in televisione qualcuno ha parlato di 210, poi corrono voci sul documento economico finanziario che sembra parli di 260 milioni. C'è qualcosa di molto grosso che non va.
Avete detto che la tariffa tornerà a quella del 2008, ben coscienti che non abbiamo tempo e che abbiamo delegato e che nessuno andrà a verificare, tanto quando sarà tutto finito non potremo farci nulla. E tanto per cambiare sempre lo stesso documento sembra invece parlare di tariffe allineate su quelle del 2009. Sapete com'è, l'impianto in costruzione costerà talmente tanto...
Allora ho cercato il tempo e sono andata di nuovo a caccia di notizie.
Mi sono accorta per prima cosa che i curriculum dei professori universitari a cui avete chiesto di rassicurarmi sulla innocuità dell'impianto, riportano sempre rapporti di collaborazione con le stesse aziende che costruiscono o gestiscono i termovalorizzatori.
Allora ho capito cosa si intende per “valorizzazione” - e che valorizza ben altro - e che il suo vero nome in realtà è inceneritore e che la parolina dolce utilizzata dai suoi sostenitori in realtà non esiste nella legislazione.
Mi sono informata su internet e ho visto che esiste una legge europea che deve portare tra 15 anni alla fine dell’utilizzo degli inceneritori, ho visto che da 15 anni negli Stati Uniti non si costruiscono più inceneritori, ho visto che esistono alternative, che la strada è segnata da tempo: l’inceneritore è il passato.
Ho capito, ho capito che il “sonno della ragione genera mostri” e io mi sono ritrovata con un mostro, un mostro che ipoteca almeno i prossimi vent’anni miei, della mia famiglia, dei miei amici.
Ma ora sono sveglia, sveglierò anche gli amici, i vicini e i colleghi e la ragione sconfiggerà i mostri e non vi delegherò più nulla.

Emanuela Baistrocchi

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 6 ottobre 2010
-576 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, NOI lo possiamo fermare!
+130 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore ci costerà molto di più di 180 milioni di euro?

domenica 3 ottobre 2010

Inquinare a norma di legge

A Ferrara si triplicano le linee, si triplica l'inquinamento.
Quante volte ci siamo sentiti ripetere che l'apporto dell'inceneritore di Ugozzolo sarà davvero minimo, anzi irrisorio, o meglio prossimo allo zero, tanto che è peggio una grigliata?
Tante volte.
Centoquarantaquattromila sono i metri cubi di fumo che ogni ora usciranno dal camino di Parma, dopo un processo di combustione molto complesso, eppure noi dovremmo comunque credere che in questa enormità di emissioni non vi saranno che pochissimi, ma proprio pochi pochi, inquinanti.



Aldilà del semplice buon senso, che evidentemente non tutti possiedono, andiamo a vedere cosa è successo nella vicina Ferrara, dove le linee dell'inceneritore sono state d'amblè triplicate.
Il Comitato Ferrara città sostenibile, dopo una richiesta di accesso agli atti, ha ottenuto dall'assessorato all'ambiente provinciale i dati sulle emissioni del nuovo inceneritore.
E i confronti non sono quelli rassicuranti snocciolati fino ad oggi.

Per la cronaca a Ferrara è in funzione un inceneritore ad una linea dal 1993, una seconda linea è stata attivata alla fine del 2008 ed una terza all'inizio del 2009, all'incirca in concomitanza con lo spegnimento della Linea 1.
Dal confronto tra la situazione relativa all’inquinamento prima del potenziamento dell’inceneritore e quella successiva emergono concentrazioni di sostanze che, pur rimanendo entro i limiti di legge, aumentano considerevolmente.
Eppure ci continuano a ripetere che l'apporto all'inquinamento di un inceneritore è praticamente nullo.
La media degli ossidi di azoto è andata a 29,7 tonnellate/anno, mentre era 21,1. “Sul punto – sottolinea il comitato – va ricordato che gli ossidi di azoto contribuiscono a formare il particolato secondario (le micro polveri) che non vengono nemmeno misurate per legge”. Il monossido di carbonio è a 8,2 tonnellate all'anno contro le 1,01 del periodo precedente, l’acido cloridrico 0,3 tonnellate contro 0,1, il particolato totale sospeso a 1 tonnellata annua contro 0,3, l’acido fluoridrico 89 kg contro 22, etc etc.
Le emissioni dimostrano un evidente peggioramento dell’inquinamento ambientale, che andrà poi a sommarsi ad altre fonti inquinanti che immaginiamo anche Ferrara possieda.
In sostanza ci sembra di capire che a fonti inquinanti già esistenti ne siano state aggiunte altre, che hanno aggiunto ulteriori inquinanti sempre nel rispetto dei famigerati limiti di legge.
Il comitato Ferrara città sostenibile ci informa anche del fatto che nel 2008 si sono incenerite 128.546 tonnellate di rifiuti, di cui 73.625 erano “speciali”, nonostante solo 30.000 fossero permesse.
Ma questo evidentemente non è un problema per tutti visto che Hera ha fatto ricorso al Tar per bruciarne di più. Sempre nel rispetto dei limiti di legge, si intende.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 3 ottobre 2010
-581 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, NOI lo possiamo fermare!
+125 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché ci costerà molto di più di 180 milioni di euro?